Obbligo di esporre il giudizio di qualità, da "scarso" a "eccellente". Le regioni devono adeguarsi entro il 2015. La Liguria ha già elaborato le sue classificazioni
di GIUSEPPE FILETTO
ROMA - Ogni litorale con le sue stelle, classificato come gli alberghi. Ovunque, nei tremila chilometri di costa italiana. Già da questa estate in qualche regione si potrà scegliere tra il mare di categoria lusso e quello, comunque balneabile, popolare. Si parte dalle 4 stelle assegnate all'acqua "eccellente", per passare alle 3 di "buono" e alle 2 di "sufficiente". Fino a scendere di livello, a quello "scarso", con una sola stella: solo qui non ci si potrà tuffare e se le analisi dovessero ripetersi negative per 5 anni, la balneazione sarà interdetta in modo permanente.
Finora le Agenzie regionali per l'ambiente hanno definito il mare balneabile e non. D'ora in avanti entra in vigore la classificazione, basata su 16 esami, ripetuti: indica la qualità di uno specchio d'acqua. Sono le novità di una legge varata nel 2008 e aggiornata da un decreto a fine marzo, firmato dai ministeri dell'Ambiente e della Salute. "La nuova legge sposta la questione della balneabilità dall'ambito esclusivamente sanitario a quello ambientale, che ruota attorno a un determinato litorale - spiega Stefania Prestigiacomo, ministro per l'Ambiente -. L'Italia in questo contesto ha recepito una norma comunitaria, puntando l'attenzione sulle cause di inquinamento, che determinano la non balneabilità di un tratto di mare". Il ministro sottolinea che da oggi le agenzie regionali sono tenuti a risalire alla radice del problema.
Si vedrà. Intanto, dal primo aprile scorso il decreto obbliga le Regioni a stilare la tabella di categoria delle spiagge: non basata sulla condizione degli stabilimenti balneari, ma esclusivamente sulla qualità del mare. La Liguria è una delle prime: ha utilizzato dati dei tre anni precedenti al 2010, e fra le tante assegnazioni spiccano le 4 stelle delle Cinque Terre e di Varigotti; ma anche il voto "scarso" al litorale di Vernazzola (nel levante metropolitano di Genova). In questo ultimo caso, il decreto prevede che oltre alla classificazione, il Comune si faccia carico di adottare le misure per eliminare le cause, e se i divieti di balneazione dovessero ripetersi per 5 anni, quel tratto di costa diventerebbe permanentemente interdetto ai bagnanti.
Comunque, prima del 2015 ogni lembo di costa della penisola dovrà avere una scheda che lo caratterizza, e i sindaci entro questa scadenza dovranno affiggere i cartelli sui litorali, ben visibili dai bagnanti, con l'indicazione della classificazione dei vari tratti. Cartello blu per la categoria "eccellente", verde per "buono", giallo per "sufficiente", rosso per "scarso". Inoltre, i Comuni dovranno pubblicare le classificazioni sui loro siti Internet, consultabili da chiunque.
Secondo Rossella D'Acqui, direttore scientifico dell'Agenzia regionale per l'ambiente della Liguria, il decreto cambia la forma e la sostanza. "I criteri di monitoraggio del mare - dice - cambiano rispetto a prima. In caso di analisi negative, a tutela della salute dei bagnanti, scattano immediatamente le segnalazioni al sindaco e, quindi, i divieti. I controlli devono essere ripetuti entro 72 ore e, se si ha la conferma della presenza di inquinamento biologico, permane la proibizione per 7 giorni". D'Acqui sottolinea: "C'è un elemento di sicurezza in più, perché i controlli sono più ravvicinati". Inoltre, in caso di mare "buono" o "sufficiente", pur balneabile, il Comune è obbligato ad adottare gli opportuni provvedimenti affinché siano eliminate le cause.
Cambia anche il criterio di monitoraggio. Alla ricerca di coliformi fecali fatta con le analisi microbiologiche, si aggiungono gli accertamenti chimici sulla presenza di metalli e di sostanze inquinanti (nitrati, fosfati, idrocarburi) anche se non legati alla balneabilità, ma dedicati all'individuazione delle sorgenti di contaminazione.
(11 maggio 2010)
Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/05/11/news/spiaggia_pagella-3973907/?rss